Ferite

Ferite

Il viaggio più importante che possiamo vivere è probabilmente quello verso noi stessi. La Vita non è fondamentalmente un lungo “ritorno a casa”? Eppure quanta fatica a trovare la strada giusta, malgrado la Vita in certi giorni sembri incredibilmente semplice. Ci incartiamo. Ci annodiamo su noi stessi. Ci affossiamo nelle nostre sabbie mobili. Restiamo sommersi dalla matassa delle cose accumulate nei giorni che passano. Ci disorientiamo, smarriamo la strada buona, incapaci come siamo di vedere. C’è un “nodo primordiale” che forse complica le cose e consiste nel fatto che la Vita inevitabilmente “fa male”: sfregia, graffia, incide, lascia cicatrici, traumi, botte. È una di quelle cose cui non sembra esserci rimedio, perché anche nelle situazioni più protette e intrise di amore sano, non riusciamo a non farci male. Siamo tutti dei feriti che feriscono, certo, nella stragrande maggioranza delle situazioni in modo del tutto inconsapevole e involontario. Siamo dei feriti incoscienti che feriscono inconsciamente!

La consapevolezza libera

Continuo sempre a pensare che noi umani abbiamo tutti i mezzi e le risorse per vivere meglio, e non parlo di progresso tecnologico ma di crescita umana, la più importante! Continuo a sognare un mondo nel quale noi persone possiamo diventare pienamente noi stessi ed essere così finalmente “umani”. Non siamo ancora troppo lontani da noi? Non navighiamo ancora troppo solo sulla superficie delle cose e troppo vicino a coste sicure, senza scegliere le rotte veramente importanti per far crescere il nostro mondo? Dovremmo imparare a prenderci cura di noi. Dovremmo prenderci cura delle nostre ferite. Le ferite hanno troppo il sopravvento sulle nostre vite, noi che ingenuamente pensiamo di detenere il controllo e di essere i capi supremi delle nostre decisioni. Ci sono spesso due subdole presenze che si nascondono nella centralina di comando delle nostre esistenze: le paure e le ferite.

Guardiamoci: sono troppo spesso le ferite a parlare per noi! Nelle nostre conversazioni roventi o le discussioni senza capo né coda, c’è la regia delle nostre ferite. Dietro le nostre rabbie represse o mal comunicate, dietro i nostri eccessi di ira o i nostri mal di pancia, covano le nostre ferite. Guardate gli spaccati della nostra società: i social network, la televisione, gli stadi, gli ambienti di lavoro, i luoghi di aggregazione, ecc. Dove ci sono delle tensioni, degli scontri, delle violenze, delle ingiustizie, delle scorrettezze, delle prepotenze, troverete che tutto è mosso dalle ferite. Guardiamo anche più banalmente la nostra vita di tutti i giorni, trascorsa con le persone che amiamo, i nostri amici, i nostri colleghi: tante incomprensioni, tanti risentimenti e rancori, tante asprezze e insensibilità, tanti disagi e malumori, tanti pesi e sofferenze, sono lampanti espressioni delle ferite che parlano dentro di noi! Dovremmo imparare a riconoscere il loro linguaggio, le loro reazioni, i loro sospetti, le loro armi di difese e di attacco.

Una società che si prende cura di sé

Arriva un momento nella vita – e lo si spera per tutti – in cui si sente il bisogno di zittire tutto questo vociare dentro di noi e far risuonare una pace silenziosa. Arriva un momento in cui questa “dittatura emozionale” merita di essere destituita per far regnare quella democratica armonia che nasce dalla consapevolezza di sé, in cui c’è posto per ogni cosa e per tutti! Stiamo sempre troppo inutilmente male per le nostre ferite. Sta male il mondo.

Mi piacerebbe che nei programmi politici di chi aspira a governare un paese ci fosse anche un’attenzione all’anima delle persone. Mi piacerebbe che un politico, oltre a fare i ripetitivi populistici proclami e parlare per slogan che toccano “le ferite e le paure” della gente, annunciassero un autentico desiderio di prendersi cura delle persone, del loro benessere, della qualità della loro vita, al di là dei soliti discorsi inerenti all’economia e al dio mercato. Sogno un mondo nel quale si possa parlare anche altri linguaggi oltre a quello prettamente economico, un mondo nel quale sempre più persone decidano di prendersi cura delle proprie ferite per ripartire con uno sguardo completamente nuovo sulla vita!

Il cammino è sempre uno splendido spazio che ci mette nelle condizioni ideali per prenderci cura di noi. In cammino, i vecchi dischi rotti che continuano a girarci nella testa e a cantarcela, diventano una noiosa compagnia e impariamo a disfarcene. In cammino, passo dopo passo, impariamo a guarire dentro e far fiorire una solida pace. Lo sguardo cambia, così come la vita e il modo di viverla.

Allora impareremo non più a ferire ma a fare delle nostre ferite guarite, il mezzo più meraviglioso per capire le persone che abbiamo la fortuna di incontrare e per creare spazi di umanità e di compassione. Non è di questo che prima di ogni cosa ha bisogno il mondo?

Ricominciare

Ricominciare

Le cose migliori nascono nei momenti più inaspettati. Quando qualche mese fa sono stato chiuso dentro casa come milioni di italiani a causa della pandemia, mi sono trovato inevitabilmente faccia a faccia con me stesso. Nell’assordante silenzio di quel periodo, ho iniziato ad ascoltarmi e a pormi profonde  domande sulla vita e sul mio personale cammino. In quella quarantena così particolare, nel quale siamo stati tutti confrontati ad una situazione che ci ha sbattuto addosso un’ondata di emozioni di un’intensità incredibile, abbiamo provato i sentimenti più disarmanti e ci siamo sentiti invasi da profonde paure. Abbiamo tutti negli occhi le immagini e i racconti che le televisioni portavano nelle nostre clausure forzate, e ci siamo tutti interrogati sul senso della vita, che mai come in quelle ore, ci è parsa fragile e indifesa.

In quei giorni dal sapore amaro, nei quali ho cercato anch’io di difendermi e preservare quanto di più prezioso avessi (la vita mia e delle persone amate), ho sentito quanto quel tempo così particolare portasse comunque dentro di sé anche nuove opportunità. Lo abbiamo percepito tutti, tanto che si era andata sempre più affermando una speranzosa credenza presente sulla bocca di tutti: “niente sarà più come prima!”. Ce lo dicevamo con la fiducia che il mondo avrebbe preso finalmente una direzione migliore per noi umani e per il pianeta Terra. In tanti avevamo la percezione che questa incredibile pandemia che aveva bloccato il mondo intero, stesse significando una rottura col passato che ci avrebbe obbligato a reinventarci diversi aspetti del nostro vivere.

Scrivevo in quei giorni: “Questa quarantena non ce la dimenticheremo facilmente, nonostante il fisiologico meccanismo che ci porterà a rimuoverla. Sarà come lievito dentro di noi che potrà far nascere nuove cose. Ci ha confrontato come non mai con noi stessi, facendoci scoprire risorse che non avevamo mai pensato di avere. Ha portato inaspettatamente verità. Verità sulla nostra vita, sulle nostre relazioni, sui nostri stili di vita, sulle nostre abitudini, sui nostri comportamenti. Ha squarciato il velo che avvolge le nostre società democratiche e il sistema economico sul quale si reggono. Sta mettendo a fuoco le scelte compiute, gli orientamenti decisi, i progetti intrapresi, le priorità stabilite. Ha mostrato le debolezze, le contraddizioni, le iniquità, le carenze. Ha setacciato i nostri vissuti per lasciarci solo le pepite che valgono”.

articolo blog ricominciare

In un periodo così difficile, triste, intenso, dove la morte entrava ogni giorno nelle nostre case, ho paradossalmente sentito l’irrefrenabile desiderio di una vita nuova, diversa da quella che stavo conducendo, più in corrispondenza dei miei sogni e delle mie aspirazioni. Probabilmente perché l’ombra della morte scuote le nostre esistenze e le induce a ritrovare le cose che contano. È così che in questa strana, imprigionata, immobile, dolorosa primavera del 2020, è sbocciata dentro di me l’idea di ricominciare un nuovo capitolo del mio viaggio.

Ricominciare è un verbo che mi è caro, forse perché tante volte in questi miei primi 50 anni, mi è capitato di vivere una ripartenza. Forse perché a ben guardare, ci è sempre data un’opportunità per reinventarci. La mia storia è disseminata di esperienze eterogenee, e il mio percorso può sembrare agli occhi di tanti, una parabola sconclusionata e senza una logica portante. Eppure sulle cose che contano (le persone, gli affetti, i valori), sono sempre stato irremovibile.

C’è sempre stata una sola ragione di fondo che ha sempre condotto i miei passi, andando magari anche in direzioni sorprendenti e improvvise: la ricerca del meglio in quella  determinata fase del mio percorso. Ho sempre avuto come bussola del mio apparente vagabondare, la tenace aspirazione alla felicità. No, non è un sogno impossibile! Lo so, siamo spesso incastrati e rassegnati dentro situazioni che non ci piacciono veramente e che ci facciamo andare bene per la concreta ragione che dobbiamo “portare il pane a casa”. Eppure oggi stesso, a ben guardare, per ognuno di noi, qualora ne avvertissimo il desiderio, ci sono opportunità per cominciare quel qualcosa di nuovo che più ci appartiene e che ci restituisce la gioia profonda di essere e vivere!

In quei giorni di marzo passati tra le mura di casa, ho sentito che dovevo provare a costruire una strada tutta MIA. Ho scelto di smettere di ascoltare le paure e le vocine del passato che mi hanno sempre scoraggiato dal intraprendere ambiziose iniziative, per cominciare – ancora una volta – una nuova avventura.

Se stai leggendo questo articolo, sei testimone che ciò è avvenuto. Ho lasciato un paio di opportunità di lavoro e mi sono finalmente concentrato sul MIO progetto. Diventare un freelance, un libero professionista, e aiutare tutti coloro che lo desiderano (attività, imprese, liberi professionisti, associazioni, cooperative, ecc.), a costruire la loro presenza sul web, o a rafforzarla, aumentarla, arricchirla. In questi anni ho studiato, ho seguito corsi certificati, mi sono dotato di strumenti e di competenze, e ho fatto esperienza sul campo. Ciò che mi sembrava un progetto impossibile, è diventato una realtà, un nuovo inizio, un appassionante lavoro.

Ti racconto questa storia, per far riaffiorare dentro di te quel seme tutto tuo e che ambisce a vivere, e che magari non è riuscito fino ad oggi ad attecchire come sperava. Diamogliene l’opportunità!

Quello che pensa “la gente” conta relativamente. Ciò che vi dicono coloro che vi amano ascoltatelo e fatene tesoro. Ma è ciò che sentite dentro, l’unico motore che vi fa avanzare. Date credito alle vostre intuizioni. Fate fiducia alle vostre sensazioni. Smettete di ascoltare quelle vocine che dentro di voi si divertono a dirvi “non ce la farai mai, non sei all’altezza”. Fate ogni giorno un passo concreto – anche minimo – in direzione dei vostri obbiettivi, e vi accorgerete che di strada ne farete sorprendentemente tanta. Fate fiducia a voi stessi quando ogni mattina cominciate la giornata guardandovi allo specchio.

Tutto ciò può sembrare retorico e il solito minestrone riscaldato di frasi fatte. Per me è vita vissuta. Trovate poi voi, il vostro personale modo di aprirvi il cammino davanti.

Buona strada!

“Non aspettare il momento giusto per fare le cose, l’unico momento giusto è adesso.

ASCOLTA UN MIO PODCAST SUL TEMA DEL “CAMBIAMENTO”